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LE FONDAZIONI DI IMPRESA, DUE CASI: IN GERMANIA BOSCH, IN ITALIA ANNA E MARCO (E GRUPPO FIND)

di Angelo Lazzari – Presidente Fondatore Fondazione Anna e Marco

Negli ultimi anni il ruolo del Terzo Settore è diventato sempre più centrale nel supportare la società civile, tanto che da pochi anni è stato istituito il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) previsto dall’art. 45 del Codice del Terzo settore, che a regime sostituirà i registri delle APS, delle ODV e l’anagrafe delle Onlus previsti dalle precedenti normative di settore.

Le fondazioni, in questo panorama, sono chiamate a ripensare non solamente un nuovo modo di collegare il settore pubblico e quello privato, ma anche di elaborare strategie innovative in grado di fronteggiare le sfide che abbiamo davanti, mettendo al centro il bene collettivo.

Un esempio interessante di questo processo di impegno a favore del bene pubblico è rappresentato dalla Bosch Stinftung, una fondazione con oltre cinquant’anni di attività.

GERMANIA: IL CASO BOSCH

Robert Bosch (1861-1942), fondatore della compagnia Bosch, è stato uno dei primi e più importanti imprenditori del ventesimo secolo. Cominciò la sua attività di filantropo nel 1910 con la precisa idea che finanziare i campi dell’istruzione, dell’educazione e della formazione potesse dare avvio a un nuovo modo di pensare la filantropia e il suo ruolo nella società,

La Fondazione Bosch nacque nel 1964, qualche tempo dopo la sua morte.

Le volontà testamentarie di Robert Bosch indicavano chiaramente l’intenzione di portare avanti, attraverso il gruppo industriale, il desiderio che i guadagni del gruppo Bosch venissero reinvestiti in favore del bene pubblico.

La visione filantropica di Bosch prevedeva essenzialmente un piano di finanziamento e supporto rivolto ai settori della cura, dell’educazione, della formazione e dell’istruzione, ma anche azioni capaci di favorire la coesione a livello nazionale e internazionale.

Per questi scopi, alla Fondazione sono destinati i dividendi del gruppo industriale per il 93%; la restante parte, nella misura del 7 %, è rimasta alla famiglia Bosch.

ITALIA: IL CASO DI ANNA E MARCO (GRUPPO FIND)

La riflessione che propongo di considerare è di cedere la propria azienda (o le proprie aziende) totalmente o parzialmente a una non-profit, a un ente del terzo settore, a una fondazione senza scopo di lucro: insomma rendendola una “impresa sociale”.

In questo modo l’impresa continuerà a vivere e produrre ma con uno scopo sociale-spirituale deciso dallo stesso fondatore; e beneficiando degli utili, che saranno destinati per gli scopi umanitari indicati.

È questo ciò che ho fatto, nel mio piccolo, con la Fondazione Anna e Marco, che ho creato per dare rifugio agli adolescenti scappati di casa e che sta prendendo velocemente forma anche grazie ad altri imprenditori (tra l’altro è già stata riconosciuta come Ente del Terzo Settore ed è iscritta al RUNTS).

Con mia figlia Viola al momento della firma per la cessione delle quote

Nel concreto? In questo modo:

  • c’è la netta separazione tra la proprietà (l’ETS) e la gestione dell’impresa;
  • gli utili futuri, che si spera siano sempre più e che possano continuate per molti anni, sono destinati alle attività sociali indicate dal fondatore.

In sintesi si tratta di pensare a “un’altra” successione, in cui non sia una azienda profit che istituisce una fondazione no-profit, ma in cui è la non-profit a divenire proprietaria.

(Certo, non è il primo caso di una profit controllata da una non-profit: ma questa realtà italiana intende essere presto il primo caso di una quotata controllata da una non-profit – offrendo un ulteriore valore distintivo sul mercato, e una vera case-history.)

DUE MODELLI: OBIETTIVI E VANTAGGI

La Bosch Stiftung ha lo status di un’istituzione di carità.

  • Questa caratterizzazione fa sì che la fondazione non resti coinvolta nelle decisioni aziendali, assicurando l’indipendenza dei fattori prettamente economici e industriali dagli aspetti legati alla missione filantropica voluta dal fondatore.

Anna e Marco è una fondazione NON profit già iscritta al RUNTS.

  • Non è coinvolta nelle decisioni aziendali, assicurando l’indipendenza dei fattori prettamente economici e industriali, ma essendo azionista di maggioranza di Gruppo FIND riceve direttamente i dividendi.

In entrambi i casi spetta al board la determinazione delle risorse e la parola ultima sui progetti.

Nei board siedono persone, partner della fondazione, scelti tra membri della famiglia del fondatore, imprenditori, e figure di spicco della società. Queste figure hanno il compito di assicurare che l’azione della Fondazione vada esattamente nella direzione degli scopi stabiliti dallo statuto fondativo.

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In un modello come quello Bosch Stiftung, come lo stesso di Anna e Marco – e più in generale come quello delle fondazioni italiane iscritte al RUNTS – il vantaggio risiede soprattutto nelle possibilità derivanti dalla posizione indipendente che le fondazioni assumono.

L’autonomia finanziaria, derivante dal peso dei dividendi e, sebbene in parte minore, dalle donazioni private, permette alle fondazioni di porsi come soggetto interessante, indipendente e lungimirante sia in ottica di valore sociale che di valore intrinseco.

Ecco perché credo fermamente e sinceramente che questo modello sia perfetto, specialmente per tutti quegli imprenditori che non hanno eredi (ahimè tanti!).

Ma anche gli imprenditori con eredi lo possono attuare, in accordo con le normative della successione e con la famiglia – come è stato il mio piccolo ma spero importante caso.

Certo, richiede un lavoro: ma è fattibile, ed è già realizzabile in Italia, senza se e senza ma.

Tra l’altro, il “come” è oggetto di una specifica attività formativa che la Fondazione Anna e Marco – ets propone attraverso i corsi (anche accreditati dagli ordini professionali) erogati dalla piattaforma FinAcademy di FinDelivery, controllata del Gruppo FIND.

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