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QUELLA “N” NON INDIFFERENTE

Scritto da Angelo Lazzari, Presidente e Fondatore Fondazione Anna e Marco (ETS)

NO-PROFIT VERSUS NON-PROFIT

L’obiettivo dell’impresa è solo quello di massimizzare i profit(ti) finanziari? 

Questo è vero per “realtà” puramente finanziarie: cioè che usano la finanza non per l’impresa, ma la finanza per la finanza, cercando di massimizzare i profitti, spostando i soldi a destra e sinistra, fino a quando finiscono. 

È un profit che distrugge valore.

La cosa va diversamente per le imprese economiche, il cui scopo è comunque quello di massimizzare i profit(ti) economici.

In questo caso l’imprenditore naviga sempre a vista, dovendosi confrontare non solo con dati che cambiano continuamente, ma anche con i comportamenti umani. 

Quindi deve prendere decisioni (finanziarie) in modo razionale, ma anche decisioni emotive. 

Lo scopo sociale delle imprese economiche è fare profit(ti)? Sì! 

L’imprenditore cerca il massimo benessere per sé stesso? Sì! 

Sì: ma, mediato da quello di altri soggetti con cui si relazione, e nel rispetto delle regole e di valori, questo è un profit completamente diverso.

Quello delle imprese “vere” è un profit che genera valore.

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Insomma: il profit non è un male assoluto. Anzi, quello che genera valore è un bene necessario e fondamentale, senza il quale: 

  • non solo non c’è crescita economica, misurabile in quantità, in euro (il cosiddetto pil),
  • ma non c’è nemmeno sviluppo umano misurabile in qualità della vita.

Negare il profit che genera valore è negazione della vita stessa!

E IL NO-PROFIT E NON-PROFIT COSA SONO? SINONIMI? 

Le locuzioni no-profit e non-profit vengono usate entrambe per indicare imprese, organizzazioni, enti che operano senza lo scopo di lucro, senza lo scopo di fare profit(ti).

Ma sono sinonimi? Rappresentano la stessa cosa?

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Il prefisso “no” nelle parole composte, è un prefisso di negazione assoluta, di rifiuto, di opposizione. 

No-global, no-logo, no-tav…  non solo è semplice negazione: è opposizione, rifiuto.

Similmente no-profit è negazione, opposizione, rifiuto del profit(to) a prescindere: e quindi negazione di un elemento necessario per la qualità della vita.

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Il prefisso “non” nelle parole composte, indica qualcosa che non prevede quanto espresso nel termine successivo al prefisso: quindi non-profit indica qualcosa che non prevede il profitto, ma senza negarlo, rifiutarlo come valore.

Non-profit è svolgere attività in assenza di profitto, svolgere attività senza scopo di lucro.

Il fatto che vengano usate spesso come equivalenti, anche nei media, è la conseguenza di un uso eccessivo della semplificazione – della realtà, dei fatti, delle azioni. 

La semplificazione è molto comoda, perché ci consente di non volere vedere quelle differenze che fanno la differenza.

Non vogliamo vedere le differenze perché ci mostrano la nostra indifferenza!

Ben venga il profit per un noN-profit.

La differenza la fa la non-indifferenza!

Il mio granello di sabbia

Perché mi stanno a cuore queste tematiche – e questi distinguo? E perché ritengo di poterne parlare a ragione?

È la mia scelta etica e la mia modesta esperienza da imprenditore.

Infatti, d’accordo con la mia famiglia, ho deciso di cedere la maggioranza delle quote delle mie aziende a una non-profit, nel mio caso a un ente del terzo settore, una fondazione senza scopo di lucro: insomma rendendola una “impresa sociale”.

Nello specifico, l’80% delle quote della mia holding sono state donate alla Fondazione Anna e Marco (ETS), che ho creato per offrire un riparo temporaneo agli adolescenti via da casa: le «stelle di periferia» che, per vari motivi e in vari momenti, sono in difficoltà o in fuga, e potrebbero correre rischi – o perdersi.

Anna e Marco è la prima Fondazione in Italia che controlla realtà finanziarie italiane, in modo che gli utili da loro generati siano destinati ai fini sociali.

Se i temi dell’imprenditoria sociale, del non-profit, del terzo settore anche terza via passaggio generazionale ti interessano… parliamone! 

Scrivimi: angelo@annaemarco.it

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